Roberto Ferri e l’interpretazione: Il Canto della Vergine

«L’artista è il custode di un dolore antico, che cerca di essere universale.»

Arianna Karin Badini
2 min readMar 19, 2021
Perpetua, olio su tela

Roberto Ferri è uno di quei rari esponenti che segue il filo della pittura contemporanea senza perdere il patrimonio della tradizione. È indubbiamente un padrone della pittura “all’antica maniera”. Molti ritengono che per essere moderni bisogna allontanarsi dalla rappresentazione del reale, lui invece attraverso la contemporaneità cerca di ritornare alla costruzione della figurazione.

Il Canto Della Vergine è sicuramente uno dei dipinti che colpisce di più, cercherò, qui, di tratteggiarlo:

In questo dipinto, Ferri espone in modo singolare il tema del sacro e della mitologia come metafora delle croci e delle delizie dell’interiorità. Ci pone davanti ad una bellezza umana e onirica, atroce e sublime che vede sul corpo la manifestazione del dolore e della metamorfosi che tocca tutti noi, tramandando visivamente l’essere pienamente umano nell’eterna lotta tra il bene e il male. Insiste nel farci accorgere dei tormenti incisi sulla carne, aperti su una ricerca interiore che noi provochiamo alla nostra anima.

Il Canto Della Vergine, olio su tela

Possiamo visualizzare all’interno del dipinto simboli alchemici che danno l’idea del territorio di confine tra spirituale e corporeo, irrazionale e razionale. Onirico, emotivo e fisico sono dunque fortemente presenti nello stesso istante, con i loro tormenti.

Roberto Ferri ci racconta del suo modo di rappresentazione:

«È come se fosse uno strumento di misurazione di quello che io chiamo dolore. Mi trovo molto nell’espressione di Delacroix che diceva che l’artista è il custode di un dolore antico, che cerca di essere universale. Nel mondo di oggi riconosciamo la sofferenza dell’anima in maniera più chiara, che appartiene all’uomo senza confini geografici

Ancora l’ artista:

«Credo che tutti dovrebbero curare l’aspetto spirituale inteso come ricerca profonda di se stessi perché siamo un pozzo profondo, bisogna sapersi calare all’interno di esso per comprendere noi stessi il mondo.»

Ecco dunque che l’autore sentendo dentro di sé questo “dolore antico” ce lo tramanda visivamente attraverso le sue opere, ammonendoci e invitandoci a coltivare la spiritualità all’interno di noi per comprendere il mondo.

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